Il risultato finale è il seguente: alla pesca ricreativa e sportiva viene assegnato lo 0.47% della quota nazionale il che significa 11, 13 e 15 tonnellate rispettivamente per il 2015, 2016 e 2017.
Una vera beffa dal momento che nel 2014 la quota era lo 0.512% e che quindi, se anche la quota nazionale è aumentata del 20% all'anno, a noi è stata diminuita dello 0.042%.
Ah no, che sbadati, ci scusiamo, erano 10 tonnellate e ce le hanno portate a 11!
Che sarebbe un ottimo 10% in più.
Va bene che ci hanno ridotto l'aumento ma comunque c'è stato un aumento!
E pensare che in altri paesi europei non hanno niente.
Ci dobbiamo sentire fortunati e qualcuno certamente avrà modo di commentare in questo senso mentre per noi non è altro che l'ennesima beffa alla quale eravamo del resto ampiamente preparati visti i pregressi ed il costante atteggiamento negativo delle Istituzioni nei confronti dei portatori di interessi del settore ricreativo.
La decisione è stata evidentemente, come d'abitudine, presa senza nessuna disponibilità di dati utili allo scopo in relazione alla pesca ricreativa e risulta perciò basata su un pregiudizio palese che risponde agli interessi commerciali e che ci esclude dal gioco lasciandoci un margine ridicolo rispetto alle autorizzazioni di pesca al tonno rilasciate ed alle norme di regolamento in vigore.
Dato per acquisito un atteggiamento che unisce ignoranza sulla pesca non commerciale ed interessi economici della pesca commerciale, crediamo che sia necessario pretendere dalle pubbliche amministrazioni quello che loro stesse ritengono un requisito minimo ed irrinunciabile del loro lavoro: la trasparenza.
Nonostante le solide motivazioni del diritto di fruizione non commerciale di questa risorsa pubblica e visto che si ragiona solo in termini di economia spicciola, vorremmo poter confidare che le scelte del Ministero siano state precedute da una adeguata valutazione.
Se ad una imbarcazione commerciale vengono assegnate 200 tonnellate di tonni e a tutti pescatori non commerciali italiani ne vengono assegnate 11 dovrà pur esserci un buon motivo: economico ovviamente.
Le imbarcazioni commerciali italiane con assegnate centinaia o decine di tonnellate si suppone che siano una scelta economica ben ponderata ma è evidente che da questa ponderazione noi manchiamo.
Quali valutazioni hanno portato a queste scelte?
Quanto vale una tonnellata di tonni dalla circuizione, dal palangaro o dal ricreativo?
Quanti posti di lavoro sostiene e quanto la convenienza di assegnazione varia con il variare dei quantitativi?
Adesso saremo certamente tutti scandalizzati, arrabbiati, metteteci voi il turpiloquio che credete opportuno, ma non pensiamo che serva a qualcosa. Non servono le firme o i comunicati, non serve il prevedibile tam tam sui social media e non serve quello che state leggendo.
Repetita iuvant, ripetere serve.
Pretendiamo dalle Istituzioni ciò di cui hanno mandato e si fanno vanto: correttezza di metodo, dati e gestione basata sui dati.
Prossimo aggiornamento previsto: chiusura anticipata della pesca dopo circa un mese dall'apertura...
Scarica il Decreto del MIPAAF
Riferimento al Decreto Direttore Generale del Ministero Politiche Agricole e Forestali