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Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa circolato in data  08 febbraio 2011 da EFTTA, l'Associazione europea dei produttori e distributori delle attrezzature da pesca, in riferimento al recente decreto del MIPAAF che istituisce Comunicazione obbligatoria per la pesca riceativa in mare.
Riteniamo pienamente condivisibili le posizioni espresse da EFTTA nel suo comunicato, e auspichiamo che le stesse posizioni vengano con forza sostenute sul proprio territorio dai produttori e distributori italiani.
Siamo onorati di essere stati citati come fonte di informazione e riferimento italiano per i destinatari di tale comunicato, così come evidenziato nei link web a fondo comunicato.
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Pubblicato sul numero 24 del 31 gennaio della Gazzetta Ufficiale il Decreto che istituisce la Comunicazione obbligatoria per la pratica della pesca sportiva e ricreativa in mare. Sul sito del Ministero è stato attivato il servizio di Comunicazione online. Ci sono tre mesi di tempo a decorrere dal 31 gennaio 2011 per effettuare la Comunicazione, quindi a partire dal prossimo primo di maggio per pescare in mare sarà necessario averla effettuata ed esibirla in caso di controllo. La procedura online rende disponibile la ricevuta della Comunicazione su un file in formato pdf. da stampare. La stampa costituisce "titolo" per l'esercizio della pesca sportiva e ricreativa in mare. Invitiamo i soci e/o simpatizzanti APR ad indicare nel campo riservato alla associazione di appartenenza la seguente dicitura: APR
Hai difficoltà a registrarti sul sito del Ministero? Ti registriamo noi, gratis, senza chiederti di fare la tessera, senza venderti niente per contorno.Scrivici o telefonaci!

Aggiornamento 19 ottobre 2011 - Modifiche al decreto di Comunicazione obbligatoria
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Sul sito del MIPAAF,  in occasione dell'emissione del decreto ormai noto sulla Comunicazione Obbligatoria della Pesca Ricreativa in Mare, il ministro Galan dichiarava...

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Il Ministero MIPAAF ha emesso lo scorso 6 dicembre un decreto che istituisce l'obbligo di Comunicazione dello svolgimento di attività di "pesca a scopo sportivo o ricreativo in mare".
Il provvedimento si colloca nell'ambito delle politiche europee e di bacino del Mediterraneo che richiedono la rilevazione di dati statistici

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Mercoledì, 08 Dicembre 2010 16:34

Decreto MIPAAF 6/12/2010 Comunicazione triennale

Decreto MIPAAF 6/12/2010 Comunicazione triennale

...è promossa la rilevazione della consistenza della pesca sportiva e ricreativa in mare. A detti fini chiunque effettua la pesca a scopo sportivo o ricreativo in mare comunica l'esercizio dell'attività al Ministero...
... La comunicazione ha validità triennale...
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Sabato, 16 Ottobre 2010 12:55

C&R al Salone Nautico - Genova 2010

"Catch & Release, una filosofia di pesca responsabile"

Salone Nautico Internazionale di Genova 8 ottobre 2010

(di L. Pisano)

Il palazzo convegni del Salone Nautico di Genova 2010 ha visto tra gli eventi un interessante incontro sul C&R, promosso da Sportfishing 2010 con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Obiettivo del Convegno individuare un percorso che contribuisca concretamente a diffondere la pratica del Catch&Release raccogliendo a tale scopo i contributi di esponenti del mondo scientifico, dell'informazione e sportivo.

Coordinatore: Stefano Navarrini, Direttore della rivista Pesca in Mare.

Relatori:

Gianfranco Santolini, presidente dell'Associazione Big Game Italia

Fulvio Garibaldi, biologo marino docente presso l'Università di Genova

Sandro Onofaro, guida di pesca federale FIPSAS e Capitano IGFA (International Game Fish Association)

Eleonora De Sabata, giornalista scientifica che si occupa di mare, presidente di Medshark

Massimo Brogna, presidente della Italian Sportfishing Association e rappresentante IGFA

Nel suo intervento Gianfranco Santolini evidenzia le difficoltà tipicamente italiane di rimettere in acqua un pesce buono per la tavola, ma sostiene la necessità di promozione del C&R per minimizzare l'impatto della pesca ricreativa sulle risorse e minimizzare un eventuale contenzioso con i professionisti ai quali, attraverso il C&R, non si sottraggono risorse. Sostiene inoltre che la pratica del C&R dovrebbe permettere ai pescatori ricreativi di poter pescare senza periodi di chiusura su quelle specie per le quali è previsto il fermo, rispettando naturalmente eventuali fermi riproduttivi. Propone inoltre l'obbligo di rilascio durante le competizioni e le manifestazioni sportive, e invoca una migliore regolamentazione della pesca Charter che garantisca all'utenza la certezza della professionalità di colui che offre il servizio Charter e che preveda, anche per questo servizio, l'obbligo di rilascio del pescato.  Sottolinea inoltre che il pescatore ricreativo non vende il pescato, che la vendita del pescato è per il pescatore ricreativo illegale e che chi opera illegalmente in tal senso non deve essere considerato come parte della comunità dei pescatori ricreativi. Rinnova la richiesta di maggiori regole, in quanto la pesca ricreativa insidia la risorsa della pesca professionale e quindi come tale va regolamentata. Dice che i pescatori ricreativi (Italiani?) chiedono regole contrariamente alle organizzazioni dei pescatori nord europei che non vogliono regole.

L'intervento del Prof. Garibaldi, biologo che si è principalmente occupato di pesca professionale,  si apre con una panoramica storica sul C&R di cui si hanno notizie già nel Medioevo per arrivare alla sua forma attuale con una forte spinta dei paesi anglosassoni. Affronta l'argomento della mortalità da rilascio sottolineando che la mortalità da rilascio può avvenire anche dopo alcuni giorni. Cita alcuni studi secondo i quali la mortalità da rilascio stimata sui campioni osservati è in media del 18%. Affronta il tema del C&R dal punto di vista etico sostenendo che per alcuni è considerato un comportamento molto etico, per altri 'molto poco etico' vi sono infatti alcuni paesi europei in cui il C&R è vietato per legge e paesi come gli USA in cui è pratica diffusa ed incentivata. Accenna l'argomento del TAG & Release sostenendo l'importanza della collaborazione tra pescatori ricreativi e mondo scientifico.

Sandro Onofaro offre una interessante descrizione dei miglior accorgimenti da prevedere per attuare un buon C&R partendo dalla giusta dimensionatura degli attrezzi utilizzati per le prede che si vogliono insidiare, passando per l'utilizzo di ami Circle,  descrivendo varie possibilità di recupero dipendenti dalla profondità in cui viene insidiata la preda, e facendo una panoramica sugli attrezzi utili per non maneggiare direttamente il pesce sottolineando però l'importanza di rilasciare, quando possibile, il pesce  senza salparlo a bordo: si possono fare belle fotografie anche da bordo barca con il pesce in acqua.

L'intervento di Eleonora De Sabata affronta nello specifico il tema del TAG & release. Cosa significa Taggare? Significa 'attaccare' al pesce uno strumento che lo possa identificare in caso di nuova cattura o che possa, nel caso di Tag satellitari,  permettere di seguire il pesce durante i suoi spostamenti, al fine di migliorarne la conoscenza scientifica.  Presenta i risultati di diverse sperimentazioni effettuate, in Italia e nel mondo. Sostiene l'importanza della collaborazione tra mondo scientifico e pescatori e sottolinea che un TAG per essere efficace deve essere fatto da personale esperto, magari operante sulla barca del pescatore ricreativo.

Massimo Brogna affronta il tema del C&R dal punto di vista delle potenzialità socioeconomiche della pesca ricreativa responsabile. Porta dati ricavati  dall'ASA, l'American Sportfishing Association in cui ben si evidenzia il potenziale di sviluppo economico e basso impatto sulle risorse implicito  nello sviluppo della pesca ricreativa anche come alternativa per affrontare le difficoltà della pesca professionale.

 

Intervengono tra il pubblico:

Ciro Esposito, presidente della FIPO, Federazione Italiana Produttori  Operatori articoli da pesca. Sottolinea il grande potenziale di sviluppo della pesca ricreativa italiana, ponendo l'accento sul fatto che la pesca ai grandi pelagici, rappresenta in Italia una minima parte della grande massa dei pescatori ricreativi.

Vittorio Alessandro,  comandante delle Capitanerie di Porto. Le Capitanerie operano in base alle normative vigenti, ad oggi i tavoli migliori per intervenire sono i tavoli a livello europeo, da cui scaturiscono le direttive che vengono applicate dagli Stati Membri.

Laura Pisano, APR Alleanza Pescatori Ricreativi precisa alcuni aspetti: la pesca ricreativa non ha un impatto tale da insidiare le risorse della pesca professionale, il sovrasfruttamento delle risorse ittiche non è imputabile alla pesca ricreativa e come tale non è imponendo nuove regole alla pesca ricreativa che vi viene posto un freno, ma applicando un efficace controllo sia sulla pesca ricreativa che su quella professionale. Chiede a Santolini di specificare quali sono le ulteriori regole da invocare, risponde il biologo con una domanda: perchè per andare a funghi occorre pagare un tesserino e per pescare non si vuole pagare una licenza?  Navarrini chiude il convegno su tale domanda impedendo di fatto una risposta, demandando ad ulteriore convegno l'argomento in questione.

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Domenica, 10 Ottobre 2010 18:24

RACMED meeting - Salonicco 20 Settembre 2010

Report dell'incontro RAC (Consiglio Consultivo Regionale) Med tenutosi a Salonicco (settembre 2010). APR era presente intervenendo e constatando la spinta in atto per l'adozione di una licenza di pesca ricreativa in mare come essenziale al riordino ed alla armonizzazione normativa per la pesca da imbarcazione.
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rumors dell’ambiente da diversi mesi parlano di istituzione di licenza per la pesca ricreativa in mare.

Come sempre in questi casi, al netto dei non so, le due opposte fazioni dei SI e dei NO si contrappongono nettamente adducendo ciascuna le proprie motivazioni.

APR dice NO, proviamo a spiegarne il motivo.


La licenza di pesca amatoriale si configura come il pagamento di un diritto di accesso alle risorse.

Di chi sono i pesci? I pesci sono di tutti, sono una risorsa dell’intera comunità. Il pagamento del diritto di accesso a questa risorsa pubblica è una esclusiva di chi sfrutta tale risorsa per il proprio reddito diretto. I pescatori ricreativi, per legge in Italia, hanno il divieto assoluto di vendita del pescato. Quindi non devono essere soggetti al pagamento di un diritto di accesso ad una risorsa pubblica che non costituisce per loro reddito diretto.

Quali sono le conseguenze di dover essere soggetti al pagamento dei diritti di accesso ad una risorsa? La distribuzione della risorsa non avverrà in modo equo: gli accessi saranno garantiti in maggior misura a chi è in grado di pagare di più, in tale sistema la pesca ricreativa, che fruisce della stessa risorsa pesce di cui fruiscono entità fortemente sostenute da sovvenzioni pubbliche e da potenti lobby politiche come la pesca professionale e la piccola pesca, sarà perdente in partenza.

Cosa significa licenza?

Il termine licenza viene usato genericamente quando invece è molto specifico. Tutto quello che può essere fatto con uno strumento statistico non richiede una licenza. La licenza insomma è tale solo perché sottopone l'acceso ad un bene pubblico al pagamento di una concessione. Piuttosto che darci un diritto ce lo toglie.

I rumors sono stati certamente strumentalizzati. La proposta che ha richiamato l'attenzione del settore è circoscritta alla pesca da imbarcazione ed intesa evidentemente per i grandi pelagici.

Il dibattito si è sviluppato con un frainteso utile a farci riflettere. Tra le strumentalizzazioni c'è quella di dare per buona la limitazione della licenza ad un solo tipo di pesca e ciò significa far passare una impostazione di metodo sulla base della quale il discorso è automaticamente estensibile a tutti gli altri tipi di pesca ricreativa.
Infatti confondendo il concetto di licenza con quello di strumento statistico, negli organi consultivi varie rappresentanze della pesca ricreativa sostengono la necessità di una sistema di licenze per tutta la pesca in mare.

La gestione della pesca ricreativa in mare è agevolmente esercitabile con interventi a livello di regolamento, con l'ausilio di adeguati strumenti statistici e previa l'implementazione di una efficace politica di controllo. La licenza non serve alla gestione.

Se gli introiti derivanti dalla licenza dovessero servire a finanziare la gestione potremmo trovarci ad avere un incontrollabile aumento dei costi delle licenze. Il meccanismo non sarebbe comunque mai virtuoso perché il vero sostegno alla gestione sta nel surplus di reddito proveniente dalla crescita del settore come risultato di una buona gestione ed è evidente che adesso il settore stesso è nettamente depresso e quindi presenta un grande potenziale di crescita. Il maggior valore economico prodotto dal settore finanzia la gestione che lo produce senza bisogno che i pescatori contribuiscano diversamente.
Se per licenza si intende uno strumento statistico utile ad una migliore gestione,  la risultante migliore gestione fornirà risorse economiche eccedenti con le quali finanziare il sistema di rilevazione senza che al pescatore debba essere chiesto di sostenere il costo amministrativo.

Come sviluppare le potenzialità della pesca ricreativa?

Investendo risorse, ma mancano dati scientifici a sostegno dell'investimento e la produzione di tali dati richiede anch'essa un investimento. Il settore ha bisogno di accelerare il dibattito portando le dichiarazioni di intenti alle loro logiche conseguenze senza bloccare questo processo in un sistema di privatizzazione delle risorse della pesca sotto un regime che è il responsabile della situazione attuale, alla quale si vorrebbe far credere che si possa rimediare perseverando nella stessa impostazione

L'argomentazione che la licenza segna lo spartiacque tra una pesca regolamentata e una senza regole non regge a causa del fatto che la regolamentazione della pesca ricreativa non richiede affatto un regime di licenze ma solo attenzione alle norme in vigore e un sistema efficace di raccolta e diffusione di informazioni e di controllo sul rispetto dei regolamenti.

Per regolamentare la pesca ricreativa non occorre una licenza, al pescatore ricreativo bastano i documenti personali per essere identificato in caso di illecito. Il suo contributo alla gestione lo dà quando fa girare soldi nel settore e li fa girare proporzionalmente alla qualità della sua pesca che dipende dalla qualità della gestione in atto.

La licenza come intesa dalla maggioranza dei pescatori ricreativi che la sostengono è solo uno strumento statistico che permetta di mantenere un contatto diretto tra le istituzioni delegate alla gestione e la base dei praticanti. Non serve una licenza a mantenere il contatto diretto. Se serve uno strumento di identificazione personale non è affatto necessario che questo sia una licenza di pesca.

Altrove la licenza viene intesa come una abilitazione alla pesca presupponendo una forma di informazione e relativo apprendimento da parte del pescatore sull'ambiente, la pesca e i regolamenti. Lo stesso carico di informazione potrebbe essere filtrato in altri modi ma se dovesse essere comunque imposto un sistema di licenze è necessario che esso non consista in un sistema di concessione pubblica e che svolga una funzione statistica collateralmente alla sola funzione positiva possibile che consiste nel creare un solco che separi la pesca ricreativa da quella cultura tradizionale che alimenta il diffuso fenomeno della pesca illegale.

Chi alla fine sostiene una vera licenza?

La sostiene chi usa erratamente il termine licenza intendendo invece uno strumento di rilevazione statistica e la sostiene anche chi sostiene la virtuosità dell'inserimento della pesca dei grandi pelagici in un sistema di quote.

Peccato per l'evidente zoppia causata dalla mancanza di dati sulla base dei quali dare una giustificazione concreta alle decisioni sulla definizione e assegnazione delle quote. Per quanto riguarda la pesca ricreativa mancano ad esempio dati sul valore socio economico e come per quella professionale mancano i dati sul non dichiarato(illegale) e sul bycatch (catture indesiderate). Mancando tali pilastri fondamentali l'assegnazione delle quote non rispecchierà mai una situazione reale quanto piuttosto un interesse di parte che relegherà, come sempre, la pesca ricreativa alla raccolta delle briciole sotto la tavola.

Lo sforzo concentrato sul problema della licenza di pesca ricreativa in mare sottrae energie alle maggiori urgenze che restano inosservate dietro all'emergenza di casi particolari, per quanto di grande rilevanza, come quello del tonno rosso. Sembra che la miriade di pescatori che usano in mare una canna da pesca stando sulla riva, siano un prodotto di scarto, un settore marginale quando invece sono quella maggioranza alla quale è sempre stata negata rappresentanza anche se sono proprio loro a sostenere un importante settore economico a fronte di un impatto sulle risorse insignificante e facilmente regolabile all'occorrenza con semplici norme di regolamento e politiche di controllo piuttosto che con meccanismi di quote.

Si dice che i pescatori che usano una barca dovrebbero avere la licenza, circola anche la voce che siano favorevoli, la voce certo dal momento che non proviene da una vera rappresentanza della base dei praticanti, dovremmo provare a chiederglielo se la vogliono. Ci sono le regole, non c'è nessun controllo, mettiamo un'altra regola, si controllerà quella, il resto come prima. Peccato che i pescatori non ci stiano e che se dovranno subirlo sarà loro malgrado.

Il ritardo delle settore ricreativo permette, in qualche modo, un tentativo estremo di mantenimento del monopolio sulle risorse. Risorse degradate dalla pesca commerciale al punto da far sembrare necessario ricorrere al tentativo di limitazione della pesca ricreativa, in modo tale da poter ridurre la concorrenza nel raschiare il fondo del barile. La strategia della licenza va in questa direzione ed è pericolosa soprattutto perché gioca su fraintendimenti, tanto da poter convincere alcuni pescatori sulla base di buone motivazioni che però decadono di fronte al senso vero dell'istituzione della licenza.

Nonostante l'evidenza dei numeri che quantificano la scarsissima partecipazione della pesca ricreativa allo sforzo di pesca complessivo, tarda a concretizzarsi l'evidente necessità di rendere efficace il contrasto alla pesca illegale. Il fatto che non passi lascia qualche dubbio sul fatto che non venga considerato il bilancio finale che risulterebbe da una stringente politica di controlli estesa ad entrambi i settori. La cosa certa è che la pesca ricreativa la chiede a gran voce e non crediamo che le rappresentanze della pesca professionale possano permettersi di declinare l'invito a dare adesione in modo da impugnare concretamente i problemi di concorrenza sull'uso delle risorse della pesca.

I pescatori ricreativi italiani non vogliono licenze per la pesca ricreativa in mare.

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