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Giovedì, 30 Giugno 2016 08:21

Finanziamenti e ricerca per la pesca ricreativa.

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Il periodo di programmazione nazionale di interventi per il settore pesca è al suo termine naturale e si attende che quello nuovo ne valuti gli esiti e indichi la direzione e gli interventi per gli anni a venire dopo che sono già stati decisi stanziamenti e ripartizioni.

La pesca ricreativa viene di consueto lasciata al margine del dibattito su questi temi e l'amministrazione pubblica può semplicemente ignorarla, anche dove questo contraddica le proprie linee di indirizzo.

La pesca ricreativa chiede insistentemente che prima di tutto venga affrontato il problema della sua misurazione attraverso ricerche scientifiche appropriate e anche la pesca commerciale lo chiede con sempre maggiore frequenza. Il contrasto sta nel fatto che ognuna delle parti pensa che potranno servire i dati, i pescatori ricreativi per quanto riguarda soprattutto quelli economici e la pesca commerciale quelli sullo sforzo di pesca ricreativa a sostegno delle proprie tesi.

La necessità di provvedere ad un monitoraggio della pesca ricreativa è previsto nel Regolamento (CE) n. 1380/2013 e nel Regolamento (CE) n. 199/2008, eppure ad oggi la proposta di destinare parte dei finanziamenti pubblici al comparto pesca per la realizzazione di tale ricerca viene ignorata dalle istituzioni e contrastata dalla pesca commerciale.
Ora che lo Stato sta per decidere che i pescatori ricreativi paghino una tassa in forma di licenza destinandone i proventi a rimpinguare le sovvenzioni alla pesca commerciale, chiedere che il flusso di finanziamento vada, anche se solo in minima parte, nella direzione opposta sembra diventare completamente velleitario. E' una questione di principio, proprio come sembra esserlo il fatto che a nessuno sembri strano che su base annua gli importi dei finanziamenti pubblici al comparto corrispondano approssimativamente al valore del pescato commerciale.

Tre anni fa c'era stata quella che sembrava una svolta sul tema, grazie al Decreto direttoriale 236 del 25 ottobre 2013 che si sbilanciava indicando la ricerca sulla pesca ricreativa tra gli “interventi prioritari per la realizzazione di iniziative di sostegno dell’attività ittica nell’ambito del Programma Nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura 2013 – 2015
In Particolare nel Decreto troviamo scritto che :
Per l’annualità 2013 sono individuati (….) i seguenti interventi per la realizzazione di iniziative di sostegno dell’attività ittica:
a) Realizzazione di un sistema di raccolta delle informazioni, in coerenza con le norme comunitarie che prevedono un monitoraggio della pesca sportiva e ricreativa per una corretta gestione delle risorse ittiche. (…)
b) Realizzazione di un sistema di regolamentazione della pesca sportiva e ricreativa al fine di contrastare la pesca illegale.
c) Iniziative di armonizzazione delle relazioni tra mondo della pesca sportiva e ricreativa e mondo della pesca professionale anche ai fini della valorizzazione del territorio e della formazione.

Oltre alla ricerca, anche gli altri punti rispondono a richieste reiterate dal settore ricreativo e ignorate nei fatti, come la revisione normativa e la pianificazione dei rapporti con la piccola pesca commerciale. Certamente il testo del Decreto suggerisce che tali necessità derivino dall'impatto della pesca ricreativa e da una sua intrinseca tendenza alla illegalità e, per quanto riguarda la ricerca, si dovrebbe capire cosa avesse in mente chi scriveva nella norma di un “sistema di raccolta delle informazioni”. La dizione sembra infatti potersi ricondurre alla fissazione per la necessità di una licenza ricreativa, partita con l'istituzione della Comunicazione Obbligatoria per portarci gradualmente alla semplice tassa ma d'altra parte sembra adeguata anche all'idea di studiare scientificamente il settore, cosa che si è accuratamente evitato di fare nel sistema della Comunicazione Obbligatoria che invece era finalizzato proprio a questo. La realizzazione di uno studio scientifico sul settore ricreativo richiede che il gestore pubblico si rivolga ad un istituto di ricerca competente. Il destinatario dell'intervento previsto dal Decreto era invece, curiosamente, l'associazionismo del settore ricreativo (quello con il riconoscimento nazionale ovviamente) e lo era anche per gli altri punti, in tutti i casi operando attraverso il finanziamento di piccoli progetti.

Per le iniziative di cui all’art. 1, comma 2, lett. a), b) e c) possono accedere ai contributi le Associazioni attive nell’ambito della pesca sportiva e ricreativa

Di questi progetti non si sa niente, ammesso che qualcuno sia stato finanziato e realizzato non se ne possono vedere gli effetti e in pratica risultano disattese le necessità definite dallo stesso Ministero come prioritarie.

Restiamo quindi in tiepida attesa della nuova programmazione con poca speranza che il tema della ricerca per la pesca ricreativa venga ripreso e finanziato in modo che tutte le parti possano appoggiare le loro posizioni a dati riscontrabili invece che ai soli rispettivi retaggi culturali.

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