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Giovedì, 07 Dicembre 2017 13:06

Tavoli e nuvole

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 In un clima di cambiamento profondo di tutti i parametri ed i teoremi preesistenti, la saga dei Tavoli sta per darci una nuova, speriamo migliore, stagione, e una ulteriore occasione di partecipazione attiva dei pescatori ricreativi alla politica che li riguarda.

Lasciando stare la cronistoria delle sedi consultive italiane che ad oggi sembrano essere servite davvero a poco, almeno  a giudicare dai problemi che affliggono il settore, è interessante vedere come la situazione della pesca nel Mediterraneo e la crescente attenzione che gli viene rivolta dalle istituzioni sovra nazionali si stia riflettendo in una accelerazione di iniziative sul territorio nazionale.

Da una parte lo scorso giugno un decreto ( D.M. 13453 del 7 giugno 2017 - Istituzione del Tavolo di consultazione permanente della pesca e dell'acquacoltura) ha istituito un nuovo Tavolo di comparto e, a breve distanza, il MIPAAF ha aperto le porte alla creazione di un tavolo specifico per la pesca ricreativa.

Sappiamo che il meccanismo di consultazione dei portatori di interessi è generalmente legato alla rappresentanza, ovvero alla consistenza numerica delle associazioni, alle tessere. Alcune associazioni ne hanno molte, altre ne hanno poche ma i metodi di inclusione delle sigle nei processi consultivi sono da sempre arbitrari e da un certo punto di vista è un bene se pensiamo a come la rappresentanza della pesca ricreativa è condizionata dalla fornitura di servizi. Da una parte ci sono quindi le associazioni riconosciute per rispondenza agli standard di presenza sul territorio nazionale, dall'altra ci sono quelle non molto rappresentative in  termine di numeri, che sono comunque state accreditate in passato nei palazzi romani.

Le due novità del 2017 sono dunque l'apertura di una sede consultiva di comparto ad una pluralità di portatori di interessi della pesca ricreativa e l'accordo tra un gruppo di portatori di interessi e il MIPAAF per un tavolo separato e specifico del settore ricreativo. Nel primo caso resta da vedere, pur senza aspettarsi sorprese, quale sarà il criterio seguito per la partecipazione mentre nel secondo è evidente una iniziativa sorretta da valori di influenza politica, di consistenza numerica ed eventualmente di eredità del pregresso di rapporti istituzionali.

Entrambe le occasioni sono, almeno sulla carta, importanti ma stimolano anche a chiedersi perché il Ministero stia dando segnali di apertura quando da anni ignora completamente qualsiasi richiesta di peso proveniente dal settore ricreativo. Ha ignorato infatti richieste di discussione in merito alla necessità di revisione dei vetusti regolamenti come ha affossato gli impegni presi per la ricerca sulla pesca ricreativa. Continua ad ignorare le richieste salvo istituire Tavoli dove è presumibile che verranno reiterate. Qualcuno potrebbe verderci un semplice modo per procrastinare che vale le energie che occorre far dissipare a qualche addetto per curare i rapporti non altrimenti eludibili.
La crescente forza delle dichiarazioni di impegno, prima tra tutte quella di una nuova legge quadro sulla pesca in acque interne, deve ancora dimostrare di potersi tradurre in atti normativi e di rispondere adeguatamente alle esigenze del settore. Altrettanto se lo sforzo titanico del settore sta faticosamente riuscendo a muovere la politica sulle acque interne ci si possono immaginare le maggiori difficoltà di partecipazione al dibattito sulla gestione della pesca in mare.

Il fattore di rottura della nostra impasse nazionale sulla pesca ricreativa marittima resta solo quello delle spinte della UE e il Ministero sembra appunto tenere posizione in attesa che queste arrivino a segno.
La controprova della reazione alle spinte esterne sta nel contrasto tra il mancato intervento di iniziativa sulle priorità lamentate dal settore, e la forte e palese volontà di sostituire la promessa della ricerca scientifica tramite la Comunicazione obbligatoria con la una licenza onerosa istituita a favore della pesca commerciale. Alla peggio basterà dare parte del denaro al settore ricreativo per fargli ingoiare il rospo, assecondare le richieste della UE e, tra l'altro,finanziare la ricerca che tutti chiedono in modo indiretto, sporcandosi il meno possibile le mani.
Questo è quanto almeno fino a che la pesca ricreativa non sarà inclusa a pieno titolo nella Politica Comune della Pesca e da questa nelle politiche nazionali.

I tavoli di cui si parla sono sempre stati sedi nelle quali la consultazione, che dovrebbe precedere le scelte politiche, è servita alla semplice comunicazione di scelte già fatte, rendendo inutile il dibattito conseguente.
Se è vero che ci sono evidenti segnali che il vento sta cambiando e che la politica UE potrà forzare anche le nostre istituzioni nazionali ad agire positivamente, dobbiamo anche sperare che i nuovi Tavoli saranno all'altezza del compito da entrambe le parti. Da quella del Ministero e delle sedi politiche che hanno una ennesima occasione per acquisire conoscenza degli argomenti e a valutare le posizioni prima di prendere provvedimenti, e da quella del settore ricreativo che ha fino ad oggi continuato ad essere occupato in conflitti tra le sue componenti e ha principalmente dissipato energie su argomenti secondari rispetto alle priorità da cui dipende la sua stessa sopravvivenza.

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