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Lunedì, 20 Novembre 2017 18:39

La gestione delle specie costiere

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I pescatori ricreativi in mare lamentano spesso la mancata gestione delle specie costiere da parte di chi si occupa di gestione della pesca: organi scientifici, decisori, politici.
E’ una sorta di circolo vizioso: se mancano i dati sullo stock è impossibile fare scelte di gestione se non utilizzando un approccio precauzionale e in mancanza di gestione non verranno destinati fondi per la valutazione dello stock.

Da diverso tempo ci chiediamo come uscire da tale impasse, e una buona chance ci viene fornita dalla crescente attenzione della Commissione Europea (DGMARE) verso il Mediterraneo e verso la gestione della pesca e delle risorse nelle sue acque. Gli organi consultivi, la Commissione e gli Stati Membri devono lavorare per la definizione e l’implementazione di piani pluriennali di gestione, secondo quanto prevede la riformata politica della pesca (CE 1380/2013). Purtroppo le specie ad oggi individuate nei piani di gestione, sono quelle di prevalente interesse di pesca commerciale, quindi i piccoli pelagici,  le specie demersali, quali ad esempio il nasello e, naturalmente, le specie gestite da ICCAT: tonno, spada e ,a breve, alalunga.

Nel MEDAC il gruppo di lavoro sulla pesca ricreativa (WG4) nel 2017, tenuto conto del lavoro che si stava svolgendo in parallelo per la definizione di un parere da inviare alla Commissione sui piani pluriennali di gestione del Mediterraneo occidentale, ha pensato che non vi fosse migliore occasione  per “sdoganare” o meglio “inserire” alcune delle specie che sono state individuate come importanti per la fascia costiera.
Che cosa intendiamo con inserire? Intendiamo fare in modo che per queste specie  venga fatta valutazione dello stock e conseguente gestione, che può voler dire un semplice incremento della misura minima fino ad eventuali limitazioni di numero di capi catturabili o tutela delle zone e dei periodi di riproduzione.

Sappiamo ormai tutti che il processo decisionale riguardante la pesca ha tempi lunghi, ma per la prima volta troviamo citate, in un parere ufficiale condiviso dai portatori di interesse (pesca ricreativa, commerciale ed associazioni ambientaliste) alcune delle grandi ignorate, seppur per noi così importanti, specie costiere.
Vediamo in particolare cosa è scritto nei pareri MEDAC di cui stiamo parlando:


Parere del MEDAC sul piano pluriennale di gestione degli stock demersali del Mediterraneo occidentale
I membri del medac concordano sulla necessità di rivedere la taglia minima di sbarco per tutte le specie elencate nell’allegato III del Regolamento Mediterraneo (CE 1967/2006) tenuto conto della taglia di  prima maturità. Inoltre  le seguenti specie, rilevanti sia per i pescatori commerciali che per i pescatori ricreativi nella prima fascia costiera, dovrebbero essere soggette a taglia minima: Corvina (Sciaena umbra), Ombrina (Umbrina cirrosa), Dentice (Dentex dentex), Ricciola (Seriola dumerili), Leccia Amia (Lichia amia). Queste specie, insieme alla Spigola (Dicentrarchus labrax), all’Orata (Sparus aurata) e alla Cernia Bruna (Epinephelus marginatus) [per le quali già è prevista una taglia minima n.d.r] dovrebbero essere considerate nella valutazione degli stock.

Documento in lingua inglese sul sito del MEDAC

Parere del MEDAC sulle specie costiere
Il gruppo di lavoro sulla pesca ricreativa ha individuato le seguenti specie – Sparus aurata (orata), Dicentrarchus labrax (spigola), Dentex dentex (dentice), Epinephelus marginatus (cernia bruna), Sciaena umbra (corvina), Umbrina cirrosa (ombrina) – per le quali il MEDAC (con l’aggiunta del parere di minoranza di Oceana che lamenta una scarsa valutazione delle minacce derivanti dalle attività di pesca, dovuta peraltro alla necessità di trovare consenso nella pluralità dei portatori di interessi rappresentati nel MEDAC) concorda e raccomanda l’inclusione nel quadro normativo dei piani pluriennali del Mediterraneo, tenuto conto dell’ecologia di ciascuna specie e delle minacce (correlate alla pesca o esterne alla pesca) individuate nel parere.
Non sappiamo se la Commissione vorrà tenere conto di questo parere, ma per certo è la prima volta che in documenti inviati ufficialmente alla Commissione da organi da essa riconosciuti, vengono indicate alcune tra le specie di maggiore interesse delle cosiddette inshore waters. Il primo seme è stato piantato. Ora occorre curarne la crescita.

 Documento in lingua inglese sul sito del MEDAC

 

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